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Fiume Asburgica: da Corpus Separatum a Porto della diversità

Fiume è una delle città più emblematiche dell’ex Impero asburgico. La città capoluogo del Quarnero ha un’identità complessa ed una storia intricata che non cessano di incuriosire (e confondere) chi la visita. Ivan Jeličić è un professore di Storia contemporanea all’università di Fiume e uno dei ricercatori che ha lavorato alla creazione dell’applicazione “Rijeka Fiume In Flux, uno strumento che permette di navigare tra le diverse stratificazioni della città che nel 2020 è stata Capitale europea della cultura con lo slogan di Porto della diversità”. Gli abbiamo chiesto di raccontarci un po’ la Fiume asburgica.

Un anno chiave nella storia di Fiume è il 1719, quando il comune riceve – come la vicina Trieste – lo status di Porto Franco. Che cosa succede?

Diciamo che dopo un lungo periodo di immobilismo, nel XVIII secolo Fiume ha l’opportunità di svolgere un ruolo di rilievo nell’economia dell’Impero. L’occasione di questo risveglio economico è proprio la concessione dello status di Porto Franco da parte dell’Imperatore Carlo VI nel 1719. Tale status garantisce a Fiume e a Trieste la possibilità di svilupparsi come importanti porti commerciali, segnando l’inizio di una nuova era. 

 

Inoltre, con il declino della Repubblica di Venezia e la sua perdita di potere nell’Adriatico, Fiume può ora commerciare in modo più libero, utilizzando il mare come collegamento per l’oceano e divenendo una porta dell’Impero sul mondo.

Nel Settecento la città assume anche il suo ruolo di Corpus Separatum all’interno del Regno d’Ungheria. Che significa?

È ‘imperatrice Maria Teresa a cedere la città al Regno d’Ungheria nel 1776, dapprima inserendola nell’ambito amministrativo della Croazia, poi, a partire dal 1779, come corpus separatum del Regno d’Ungheria. Questo avviene in seguito alle continue proteste degli abitanti di Fiume, che avevano sempre identificato la propria appartenenza principalmente con la città stessa, piuttosto che con la “nazione” ungherese o croata. La loro resistenza all’annessione alla Croazia, inoltre, era motivata anche dal desiderio di conservare una maggiore autonomia sulle questioni economiche locali. Un’amministrazione più lontana (a Budapest) era dunque da preferire ad una più vicina (Zagabria).

Come si sviluppa Fiume a partire da questo momento?

Man mano che la rivoluzione industriale cominciata in Inghilterra raggiunge Fiume, la città si trasforma in una frenetica città portuale, un luogo in cui merci e persone si muovono senza sosta. Tuttavia, il vero boom  economico e demografico avviene dopo il 1867, quando la componente ungherese dell’Impero Austro-Ungarico, con l’obiettivo di ottenere uno sbocco sul mare, mette la città sotto il diretto controllo di Budapest (ma va precisato che Fiume mantenne la sua storica autonomia comunale). Legato al periodo pre-industriale è ad esempio l’edificio dove si trova oggi il Museo Civico e che un tempo ospitava lo zuccherificio. Fino al Settecento, lo zucchero rappresentava uno di quei beni capaci di conferire importanza e rimane un piccolo tassello del commercio a Fiume.

Cosa succede invece nell’Ottocento?

Con l’aumento del movimento delle merci (Fiume era coinvolta nell’esportazione di grano dall’Ungheria e nell’importazione di una vasta gamma di beni), i trasporti – e in particolare la rete ferroviaria– assumono un ruolo fondamentale. Nel corso dell’Ottocento, Fiume fu collegata tramite ferrovia a diverse città dell’Impero. Le due linee ferroviarie costruite nel 1873, che collegarono la città a Pivka in Slovenia e a Karlovac, hanno celebrato nel 2023 il loro 150º anniversario.

Tuttavia, le merci non viaggiavano soltanto sui binari. A Fiume avevano sede diverse compagnie di navigazione, tra cui la Compagnia Adria. Queste imprese operavano su rotte oceaniche,concentrandosi più sul trasporto a lunga distanza che sul commercio locale.

Quali realtà industriali si sviluppano a Fiume?

C’è il silurificio, dove fu peraltro inventato il siluro nel 1870, una fabbrica di oli minerali che apre i battenti nel 1882, ma si sviluppa anche l’industria petrolifera, che ebbe un notevole progresso fino alla fine del 1900. Va poi menzionato il cantiere navale, che avviò la sua attività all’inizio del 1900 e divenne un moderno centro per il varo di navi importanti della Marina austro-ungarica.

Qual è la storia del silurificio?

È l’imprenditore inglese Robert Whitehead ad inventare, assieme al fiumano Giovanni (o Ivan) Lupis, il siluro. La sua storia è affascinante. Nel cimitero di Fiume c’è ancora un mausoleo a lui dedicato, anche se dopo la sua morte il corpo fu sepolto nel suo luogo di nascita in Regno Unito. Ad ogni modo, Whitehead trascorse un periodo significativo a Trieste e successivamente a Fiume, dove fu coinvolto nella creazione del silurificio. Ciò che lo rende un personaggio interessante è il suo approccio all’industria e al lavoro. Portava con sé l’esperienza industriale britannica e aveva una visione che 

oggi definiremmo di paternalismo capitalista.  Questo si tradusse in condizioni di lavoro migliori e salari più alti per gli operai, creando un ambiente in cui l’élite operaia poteva prosperare. La sua presenza e le sue iniziative contribuirono a migliorare notevolmente la vita degli operai nel silurificio e fecero di lui una figura di spicco nella storia industriale di Fiume.

Come cambia la città con il boom industriale?

Fiume diventa un importante centro urbano lungo la costa orientale dell’Adriatico e attira un considerevole flusso di immigrati. La popolazione della città cresce costantemente nel corso del tempo. Se nel 1850 contava

15.000 abitanti, nel 1910 arriva a quota 50.000. Nascono nuovi quartieri, detti “Città Nuova”, in contrasto con la storica “Città Vecchia”. Consistevano principalmente di isolati residenziali. In questo periodo viene costruita anche la via principale della città, l’attuale Korzo, su cui si affacciavano i palazzi di cittadini illustri. Molti degli investitori erano nati all’estero e i loro palazzi sono diventati punti di riferimento nell’immagine urbana, come il già menzionato Palazzo dello zuccherificio, realizzato nel Settecento.

Che ricordo si ha oggi degli Asburgo a Fiume?

Il ricordo degli Asburgo varia notevolmente a seconda di chi lo considera. È una domanda complessa con diverse sfaccettature. Nel periodo finale del XIX secolo, c’era generalmente un ricordo piuttosto positivo degli Asburgo, soprattutto perché questo era considerato l’apice dell’era d’oro della città. Tuttavia, cè un problema in questa narrativa positiva, poiché tende a trascurare l’aspetto sociale e le condizioni dei lavoratori. Non tiene conto della dura realtà della vita quotidiana e delle condizioni di lavoro durante quel periodo.

Ivan Jeličić

Ivan Jeličić

Ivan Jeličić è un professore di Storia contemporanea all’università di Fiume e uno dei ricercatori che ha lavorato alla creazione dell’applicazione “ Rijeka Fiume In Flux ”.