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My Lesbian Experience With Loneliness – Kabi Nagata

Quando una persona ansiosa vive all’estero, il semplice suono del campanello può diventare una sfida. Ci viene la tachicardia a sollevare il citofono e perdiamo la voce mentre chiediamo “Chi è? Può ripetere? Polako, molim vas (Lentamente, per favore)”. Queste interazioni sono particolarmente difficili quando un fattorino di Amazon insiste nel consegnarvi un pacco che non avete ordinato.

Quando mi sono trovata in questa situazione, mi sono resa conto poco dopo che era da qualche giorno passato il mio compleanno e che il mio migliore amico mi aveva sospettosamente chiesto il mio indirizzo tempo addietro. Nella confezione ho trovato un manga, che ho iniziato a sfogliare già in ascensore. Per un paio di giorni non sono riuscita a metterlo via, l’ho letto e riletto, rovinando le pagine.

In My Lesbian Experience With Loneliness (La mia esperienza lesbica con la solitudine), Kabi Nagata riesce a riassumere in poche frasi, o in semplici disegni, alcuni concetti che mi hanno richiesto anni per essere identificati, compresi e accettati. Perché ho scelto questo manga per la libreria ExCo? Perché parla della necessità di decostruire l’identità che abbiamo (o che pensiamo di avere) per conoscere davvero noi stessi.

È un processo terrificante. Ho già poche certezze nella vita, perché minarle?

Ma sono davvero certezze se ho così paura di toccarle? O sono concetti che ho deciso di fare miei perché così era più facile? Immergiamoci nel libro.

Una volta terminato il liceo, tutti i pilastri che avevano caratterizzato la vita di Kabi Nagata (liceale, amante dei film occidentali, della ceramica e amica di X) crollano, e lei si sente come se i confini del suo copro non fossero più definiti, e lei stesse per dissolversi nel nulla.

Le conseguenze sono naturalmente depressione, disordini alimentari e un opprimente senso di inadeguatezza. Solo con molta autoanalisi e attraverso un percorso di ricoveri, guarigioni e ricadute, Kabi riesce gradualmente a rimettersi in piedi e, grazie a un paio di illuminanti colloqui di lavoro, capisce qualcosa di importante su se stessa.

Ciò che ha guidato le sue scelte in passato non è stata la sua volontà, ma quella di una sola parte di sé, quella che desiderava disperatamente l’approvazione dei genitori e della società: una casa ordinata, un lavoro fisso e la tanto agognata approvazione paterna e materna.

Quando sceglie di non cercare un lavoro tradizionale, ma di concentrarsi sul disegno di manga, scopre una nuova energia che aveva sempre visto negli altri, ma che non riusciva a trovare in se stessa.

Questa metamorfosi non avviene in modo pacifico, ma con lotte interiori, paure, vittorie e sconfitte. E questo non ci deve sorprendere. Una trasformazione così radicale (che lei compie nell’arco di una decina d’anni) lascia necessariamente dei segni, è naturale.

Il cambiamento nella vita non è solo possibile, ma inevitabile. Questo, ovviamente, non significa che sia facile. Decostruire la propria identità per poterla osservare e curare è un processo faticoso e stressante, ma proprio come rinvasare una pianta: lo si fa perché possa continuare a crescere.